Stile musicale

Claudio Baglioni varia nel corso della sua carriera il suo modo di approcciarsi alla musica e il suo stile, da quello musicale a quello estetico.

Un primo momento giovanile di Baglioni, quello del primo disco omonimo, lo rappresenta come un giovane intellettuale esistenziale che gli causa il soprannome ironico, tra i suoi amici del quartiere, di Agonia. Dal 1971 in poi cambia il suo approccio, dal disco Un cantastorie dei giorni nostri si presenta con un look e canzoni più vivaci, quasi da figlio dei fiori. Con camicie leggere, bracciali e capelli lunghi ondulati come nell’esibizione del brano Io una ragazza e la gente nel programma televisivo Speciale 3 Milioni.

Il grande successo arriva però l’anno dopo con Questo piccolo grande amore dove tra canzoni spensierate come Mia Libertà e brani romantici e complessi come Con tutto l’amore che posso si presenta più che come un figlio dei fiori, come un giovane ragazzo tranquillo tipico degli anni ’70 che alle manifestazioni e gli scontri in piazza contro la polizia preferisce scappare per crearsi la sua storia d’amore incontrando una ragazza, proprio come succede nel brano di apertura del disco Piazza del popolo. Il disco è un concept album che narrà una storia adolescienziale ma anche con riferimenti sociali. Il concept-album che segue una storia si presenta anche nel successivo Gira che ti rigira amore bello che vede protagonista Baglioni e la sua Camilla (la sua automobile, una Citroen 2cv) affrontare un viaggio. Questo dualismo tra avventura e amore lo ritroviamo anche nei dischi successivi, in E tu… abbraccia per la prima volta il folk rock e il rock progressivo, grazie all’arrangiatore Vangelis che lavorerà con lui, ma il disco non è un concept-album stavolta, Baglioni decide di interrompere la scelta stilistica dei due precedenti dischi a favore di un album dove i brani sono imparentati prettamente dal punto di vista musicale.

Nel 1975 Baglioni ritorna al concept-album ma in maniera diversa, non c’è più una grande storia da raccontare, ma un macro argomento che accumuna tutti i brani del disco; è il caso di Sabato pomeriggio dove il filo conduttore è l’attesa, il titolo dell’album infatti prende spunto dalla poesia Il sabato del villaggio di Giacomo Leopardi, con chiari riferimenti anche alla poesia crepuscolare. La prima grande svolta si nota nell’album Solo che si presenta come un disco introspettivo sulla solitudine, con uno stile musicale pop-jazz. Il cantautore continua ancora a seguire l’idea del concept-album, che qui vede come argomento, come da titolo, la solitudine. Nel 1978 invece con E tu come stai? tocca lo stile pop rck e lo stile di Baglioni si fa sempre più elegante, a suggerirlo è la stessa copertina, di un Baglioni in smoking bianco seduto sulla poltrona di casa, affiancato dai suoi due pastori tedeschi.

Il cambio di registro radicale avviene agli inizi degli anni 80 con Strada facendo dove usa una musicalità synth pop influenzata dall’arrangiatore Geoff Westley. Baglioni, caratterizzato dal look con camicia e pantaloni di jeans, gioca sul dualismo giovane e invecchiato, i trent’anni sono infatti gli anni del bilancio e della strada percorsa e da percorrere. Il concetto del disco è quello della strada, del parallelismo tra l’io e gli altri, tra gli intermezzi intimi del cantautore e le canzoni che raccontano di esperienze di vita comuni a tutti, intervallati dagli intermezzi eseguiti con la sola chitarra e voce da Baglioni creando una sorta di autobiografia cantata.

Nel 1985 lo stile diventa a tutti gli effetti più pop rock e moderno, Baglioni svolta completamente look tagliando i capelli lunghi a favore di un taglio corto ordinato di capelli con giacca e pantalone eleganti spesso accompagnati da uno spolverino elegante, con il concept-album La vita è adesso, il più grande successo commerciale nella storia della musica italiana, il disco è il racconto di un’intera giornata, tutto raccontato da un preciso punto di vista (il Bar che si affaccia su Roma) che comprende un campionario vasto di umanità, ma soprattutto uno sguardo su un unico ambiente; la città di Roma evocata ma mai dichiaratamente citata, prendendo in riferimento una sola unità di tempo; l’arco di una giornata ipotetica ma che rappresenta tutta la vita. Un concept che quindi affonda nell’unità di spazio-tempo del teatro di Aristotele, raccontando di un tempo e di un luogo che rappresenta tutti gli altri, trasferendola all’interno dell’originale punto di vista “cinematografico” contemporaneo; uno sguardo che guarda da un preciso punto di vista e decide di volta in volta cosa osservare, il tutto all’interno di un contesto dichiaratamente anni Ottanta, quindi con uno sguardo anche sociologico sulla società italiana del tempo.

Per tutti gli anni 90 Baglioni sperimenterà soglie di musica e testi mai sfiorate in Italia, influenzato da Peter Gabriel e tanti altri artisti internazionali, il miglior album di Claudio Baglioni arriva dopo il più grande successo commerciale della storia della musica italiana La vita è adesso, dove si trova costretto a rifarsi e andare oltre. È infatti Oltre il titolo del disco del 1990 di Baglioni, un complesso album di 20 brani che abbracciano la World Music con la partecipazione di Paco de Lucía, Mia Martini, Pino Daniele, Youssou N’Dour, e con dei testi che segnano un vero e proprio spartiacque nella discografia del cantautore. Definito come un album magico Baglioni lo presentò come un disco dall’origine verso l’origine, dove il protagonista va alla ricerca delle sue origini senza sapere quale sia la sua meta (l’uomo in cerca del suo destino), una sorta di monologo interiore basato sul flusso di coscienza che vede protagonista Cucaio alter-ego di Claudio, di cui si traccia una sorta di biografia a ritroso. Diviso in quattro parti rappresentati dai quattro elementi della natura; acqua, fuoco, terra e aria. Cucaio non è altro che l’uomo che rappresenta l’intera umanità e che vive le sue avventure per poi arrivare a vivere la pienezza dell’esistenza e quindi oltre. Secondo la versione più romanzata (e affascinante) della sua storia, pare che a Baglioni venne l’idea di scrivere un’opera colossale dopo i fischi ricevuti sul palco del concerto per Amnesty organizzato a Torino nel 1988 – palco dove suonarono Peter Gabriel, Sting, Bruce Springsteen e Tracy Chapman. 

Questo stile di testi complessi e musica moderna lo troviamo anche nei successi dischi degli anni 90: Io sono qui del 1995 dove si consolida l’idea classica del Baglioni con gilet e camicia ed i capelli corti e ordinati, il disco segna il ritorno nelle scene di Baglioni, il tema del disco gioca intorno al dualismo attori e spettatori, dove tutti siamo protagonisti della nostra vita e della vita degli altri. Il disco è strutturato come se fosse un film con un inizio, una fine, l’intermezzo e poi primo, secondo, terzo e quarto tempo che anticipano le canzoni successive descrivendole come scene cinematografiche e poi Viaggiatore sulla coda del tempo del 1999, che tratta un tema futuristico e cita la fine del millennio e le nuove tecnologie, qui Baglioni apre una parentesi stilistica completamente opposta a quella tradizionale che viene accostata a lui, vestendo con magliette eleganti blu e pantaloni, spesso accompagnato da uno spolverino in pelle, soprattutto nel Tour Blucaratterizzato da arrangiamenti elettronici, come il disco. I tre dischi compongono la cosiddetta Trilogia del tempo, essendo infatti collegati tra loro a rappresentare rispettivamente il passato, presente e futuro.

Dopo i dischi ermetici, complessi e futuristici degli anni 90, Baglioni torna nel 2000 con il classico stile camicia, sciarpa, giubbino di jeans, con temi più semplici e immediati, improntati sull’amore e sulla vita, prima con il disco Sono io del 2003 dove parla di sé, del concetto di casa, dei suoi amori e afferma di aver raggiunto “la pace dei sensi e dei consensi”, poi con ConVoi del 2013 dedicato ai suoi fan e alla sua carriera, con le tracce pubblicate una alla volta da maggio a ottobre e poi raccolte nell’album, e infine con In questa storia che è la mia che risulta più artigianale e sentimentale, con il suo sound orchestrale – per la prima volta nella discografia di Baglioni – dove torna all’idea del concept album su una storia d’amore e, attraverso degli intermezzi collegato tra loro, racconta la sua biografia e il suo rapporto con la musica.

Blog su WordPress.com.

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora